Oggi la Sezione A.N.A. della Val Camonica conta 66 Gruppi con circa 6000 iscritti e dal 1970, dopo la presidenza del compianto Cap. Evangelista Laini, è stata guidata, con indiscussa autorevolezza, dal Presidente Gianni De Giuli, erede e continuatore della gloriosa tradizione alpina dei fratelli Calvi. Con queste parole già nell’aprile del 1974 gli viene infatti assegnato dall’Editoriale “VAI” di Milano il “Brevetto Adamello” perché, grazie al suo tenace e capillare lavoro organizzativo, gli alpini di valcamonica hanno ripreso, e non solo simbolicamente, possesso dell’Adamello, nel ricordo dei loro “veci” che lassù avevano eroicamente combattuto.
Un così lungo periodo di responsabilità lascia certo il segno e ci vorrebbe un altro libro per elencare e descrivere iniziative, attività progettate e realizzate, relazioni avviate e intrattenute, apprezzamenti e critiche, poche, ma non sono mancate neanche queste, sul suo operato. Nelle riunioni assembleari, quando autorevoli ospiti si compiacevano e congratulavano per quanto la Sezione riusciva a concretizzare, De Giuli era solito quasi interrompere il discorso per aggiungere che lui si prendeva i meriti, ma che il lavoro e l’impegno lo mettevano i suoi collaboratori e con loro gli Alpini tutti della Valle, sempre pronti a rimboccarsi le maniche e a sporcarsi le mani.
Potevano queste apparire parole di circostanza, ma lui le sentiva veramente e rispondevano alla verità. Certo De Giuli elaborava nel suo pensiero e nel suo animo alcuni progetti, alcune iniziative e si assumeva anche in ogni momento le relative responsabilità, ma aveva attorno persone di estrema fiducia e validissime nei vari settori in cui occorreva agire. È impossibile ricordarle tutte se non con gli elenchi dei componenti i vari Consigli Sezionali, dei Revisori del Conto e Probiviri che si sono avvicendati negli anni. Ma oltre ai già ricordati non si possono non citare, tra coloro che sono andati avanti, il vice presidenti Gianni Rizzi, i consiglieri Giacomo Morandini, sempre disponibile a portare nelle feste dei Gruppi il suo pensiero e il suo messaggio di alpinità, Gianni Fioresi, fervido di iniziative e promotore del Coro A.N.A. di Darfo B.T., e Vitaliano Placanica particolarmente impegnato nelle attività sportive della Sezione ed in particolare Zani Sperandio, tra gli ideatori del pellegrinaggio in Adamello e consigliere onorario della Sezione fino alla sua morte.
Nei mesi che precedevano i Pellegrinaggi in Adamello una squadra ben assortita era intenta alla definizione del percorso, alla individuazione delle difficoltà, alla ricerca dei luoghi più adatti per sistemare le tende o per fare atterrare gli elicotteri che avrebbero trasportato le autorità, alla individuazione dei rifugi che avrebbero accolto le colonne per la notte, e chissà quant’altro ancora. Fare un elenco di questi collaboratori non è facile e si corre il rischio delle dimenticanze. È però impossibile non richiamare alla memoria per tutti il vice presidente Giorgio Gaioni, conoscitore come pochi delle montagne camune e dei sentieri che percorrono le vette dell’Adamello e sempre disponibile a collaborare con le Guide alpine e col Soccorso alpino per la sicurezza dei partecipanti, i vice presidenti Gianni Chini, Ferruccio Minelli e Armando Poli e il segretario Nando Sala, che con la particolare discrezione che ha sempre caratterizzato il suo modo di essere e di fare, presente con De Giuli in ogni tavolo dove si prendevano decisioni importanti, coordinatore prezioso di tante manifestazioni, annotava con diligenza le decisioni prese.
E poi gli incontri e le relazioni con le autorità nazionali, regionali, locali, civili, militari e religiose. Dubbi, incertezze, preoccupazioni, momenti di tensione e di arrabbiatura, ma poi la data fissata arrivava e quasi sempre una giornata splendida accoglieva tutti nella preghiera e nella riflessione a quote non certo sempre agevoli.
Al supporto dei collaboratori, tra cui tutti i vice presidenti che si sono avvicendati durante il suo lungo governo della Sezione e i responsabili delle Guide e del Soccorso alpino, va aggiunto il prezioso ed insostituibile contributo in uomini e mezzi del IV Corpo d’Armata Alpino. I Generali Comandanti che negli anni si sono succeduti non solo non hanno mai fatto mancare al Presidente De Giuli e agli Alpini della Valle Camonica le risorse necessarie, ma soprattutto hanno testimoniato con le parole e i fatti il convinto e sincero legame degli alpini in armi con quelli in congedo. I legami in tali circostanze vissuti sono stati a tal punto profondi da continuare nel tempo, anche quando gli incarichi per alcuni di loro si sono modificati.
Ne è esempio emblematico il Gen. Luigi Federici, sempre presente nei momenti più significativi delle attività della nostra Sezione anche dopo che aveva assunto il prestigioso incarico di Generale Comandate dell’Arma dei Carabinieri, e con lui il Gen. Fulvio Meozzi, il Gen. Donati, il Gen. Benito Gavazza, il Presidente Nazionale Trentini ed altri ancora.
I circa 35 anni di guida della Sezione non sono stati, neppure per una figura dalla tempra e dalla personalità particolarmente forti come quella di De Giuli, che per un lungo periodo ha fatto parte anche del Consiglio Nazionale dell’A.N.A., sempre facili e tranquilli. Le diversità di carattere e probabilmente qualche mancanza di sincerità nei suoi confronti evidenziatasi in alcuni momenti importanti per la vita e l’organizzazione della Sezione, ma soprattutto il passare degli anni, lo hanno indotto alla decisione dell’abbandono di un incarico, svolto con tanta passione, con sensibilità, con impegno e spesso con tanta pazienza, nonostante il suo carattere schietto e non sempre disponibile a perseguire il quieto vivere.
Con la determinazione che lo ha sempre caratterizzato, nel corso dell’Assemblea del 28 febbraio 2004, presieduta da Gino Fanetti, per tanti anni Consigliere Sezionale e Consigliere nazionale, dopo aver informato di ciò il Consiglio, ha rassegnato le dimissioni ed a nulla sono valse le sincere sollecitazioni, sostenute unanimemente da tutti i capigruppo presenti, a ritirarle.
Aveva deciso che era giunto il momento di lasciare il campo, di passare il comando ad altri, alle nuove leve, come egli stesso ha detto nel corso della sua ultima relazione in Assemblea, che quindi è stata anche il suo saluto a tutti gli Alpini ed a quanti lo hanno sostenuto nelle tante iniziative avviate e tutte portate a termine, con un particolare richiamo a Nando Sala che, per tutti questi anni, gli è stato vicino con la formale funzione di Segretario, ma soprattutto come persona dei cui consigli e suggerimenti si poteva ciecamente fidare. Di fronte a tale determinazione, e non poteva essere diversamente conoscendo la sua forte personalità, a nulla sono valsi gli inviti, sostenuti dal lungo, forte e sincero applauso di tutti gli Alpini presenti, perché rimanesse in carica ancora per un anno e cioè fino al rinnovo del nuovo direttivo, a cui compete per Statuto di eleggere il nuovo Presidente di Sezione.
L’Assemblea lo ha acclamato, non senza una diffusa commozione, Presidente emerito e comunque rimane ancora per tutti gli Alpini camuni un punto di riferimento. E il Consiglio Sezionale, qualche giorno dopo, ha voluto con questo scritto, riportato su pergamena incorniciata con un gagliardetto, lasciare a De Giuli sincera testimonianza di gratitudine e di affettuosa amicizia:
Caro Presidente.
Le tue “irrevocabili” dimissioni dopo 35 anni alla guida della nostra Sezione, non ci hanno del tutto sorpreso.
Al momento però abbiamo tutti avvertito un certo smarrimento e la fiducia nel domani della nostra organizzazione ha un po’ vacillato.
La tua volontà però di continuare comunque ad essere vicino ai tuoi Alpini ha notevolmente attenuato tali nostre preoccupazioni, i nostri comprensibili timori.
Questo nostro gesto non è perciò un modo per salutarci, bensì vuole solo esprimere, simbolicamente, la nostra gratitudine.
Il gagliardetto infatti, come sempre ci hai detto, è la nostra bandiera; con la sua forma, coi suoi colori, con le scritte in esso riportate, col segno che su di esso il tempo lascia, contiene in sé memoria e ricordi.
Questo vessillo si può dire che racconta la nostra storia, i nostri momenti belli delle adunate e quelli tristi per accompagnare chi è andato avanti; testimonia soprattutto l’unione, la coesione di tante persone che di generazione in generazione hanno trasmesso valori importanti, tra cui quello della solidarietà per i più bisognosi, per quanti, senza distinzione alcuna, vivono situazioni di disagio.
Ci è sembrato giusto allora che fossi tu, protagonista autorevole di questa nostra lunga ed intensa attività, a conservare questo cimelio, che si aggiungerà ai numerosi altri che testimoniano la stima, l’apprezzamento e, se ce lo consenti, l’affetto che le Penne Nere della Vallecamonica, ma non solo, hanno voluto sempre manifestarti.
A questi sinceri sentimenti uniamo i nostri, ed anche noi ti diciamo, con la semplicità che ci hai insegnato, ma di vero cuore: Grazie di tutto, Presidente!
Breno 19 marzo 2004
Gli è successo, in attesa delle elezioni per il rinnovo cariche, il Vicepresidente cav. Giovanni Chini, da sempre prezioso collaboratore di De Giuli. A lui è toccato, tra l’altro, rappresentare la Sezione all’Adunata Nazionale di Trieste e al 41° Pellegrinaggio.
Il 5 marzo 2005 si sono tenute le elezioni per il rinnovo del Direttivo e delle altre cariche sezionali e il 18 marzo successivo, nel corso della prima riunione del nuovo Consiglio, è stato eletto Presidente della Sezione camuna Ferruccio Minelli, già vicepresidente e anche lui per molti anni fattivo ed apprezzato collaboratore del Presidente De Giuli. Alla segreteria viene confermato Nando Sala che, fin dalla scomparsa di Santo De Paoli, ha svolto con cura e dedizione tale incarico. Confermata anche la nomina a suo collaboratore di Pier Antonio Bondioni. La Sezione inizia così un nuovo percorso, ma sempre con lo stesso spirito alpino che continuerà nel tempo per far valere i valori della memoria, della solidarietà, dell’unione e fratellanza tra i popoli. Col 2005 inoltre è iniziata, con l’impegno di renderla continua, la pubblicazione del Notiziario trimestrale degli Alpini camuni che recupera l’intestazione di alcuni numeri unici degli anni precedenti “Noi dè la Val Camonica” e che si pone come principale obiettivo di far sentire la voce dei Gruppi e di migliorare le relazioni e la conoscenza tra di loro e con la Sezione.